Giovanni Busso ricordato da Andrea Bruzzone

Oggi su una Varazze assopita sotto il sole è arrivata una pessima notizia. Abbiamo aperto il giornale e trovato la foto di Giovanni Busso. Una foto che non vedevamo più sui quotidiani da molto tempo, ma sembra ieri. Una foto che ci ricorda mille articoli, anni di impegno per la sua città. Ma la foto non annunciava una delle sue iniziative o battaglie politiche. Annunciava la sua morte.

Siamo rimasti un po’ stupiti, perplessi, increduli. Chi, come me, lo conosceva, ma non ne era intimo amico, stenta a credere che una persona del suo carattere, della sua forza, della sua energia, possa mancare così, all’improvviso, sottovoce, senza clamori. Sono rimasto molto colpito da questa foto, da questa notizia, e ho sentito il bisogno di scrivere, anche se so di essere senza dubbio il meno titolato, il meno adatto, il meno opportuno  a farlo. Ma non riesco a tacere. Ho diversi pensieri in testa, diversi ricordi.

Uno è abbastanza recente. Nell’ultima campagna elettorale, la lista di Marilena Ratto, in cui anch’io militavo. I nostri avversari  ci chiamavano i BUSSO BOYS, usando il termine con un’accezione dispregiativa.

Non era vero. Non eravamo i BUSSO BOYS. Purtroppo non eravamo i BUSSO BOYS. Non ne avevamo le competenze, la conoscenza del territorio, la professionalità politica, il carisma, l’energia. E infatti abbiamo perso. In questo senso, non esistono BUSSO BOYS, purtroppo. E questo potrebbe anche essere un limite di Giovanni, del suo lavoro, della sua azione politica su Varazze. Non aver lasciato dietro di sé dei BUSSO BOYS. Ho un altro ricordo, lontano. Erano gli anni ’90, ero Rappresentante dei Giovani Albergatori all’interno del consiglio dell’Associazione. Mi portarono alla mia prima riunione con Busso.

Ero molto prevenuto. Non ho mai avuto una tessera di partito in tasca, ma il suo partito (credo che allora fosse ancora il PCI, ma non ne sono sicurissimo, forse stava già cambiando nome) è sempre stato lontano dalla mia tradizione familiare e professionale. Quindi andai all’incontro con molta curiosità, ma anche con molto scetticismo. E ricordo un uomo che mi colpì per la sua preparazione, il suo linguaggio chiaro, diretto, le sue argomentazioni interessanti e profonde, anche quando non le condividevo. Ma la parola più importante, forse,  è UOMO.

Non è facile incontrarli. Soprattutto a questo tipo di riunioni. Soprattutto in politica. E Giovanni era sicuramente un UOMO. Una persona spigolosa, difficile, che non ti concedeva mai niente, nessun regalo nel conversare, nel dibattere gli argomenti in discussione. Ogni idea era da difendere, ogni argomentazione da motivare, non ti era concesso di parlare a vanvera. Una persona con cui era facile litigare, scontrarsi, alzare la voce. Ma un uomo. Un uomo schietto, senza sotterfugi, che non ti prometteva mai niente che non potesse fare, o almeno tentare di fare.

Un  professionista della politica nel senso più alto, concetto che di questi tempi, in cui le vere figure politiche sono praticamente inesistenti, viene considerato un difetto, anziché un pregio ed un valore aggiunto. Una persona dalle idee salde. Chiaramente, visto dalla posizione delle categorie turistiche, non ne condividevi molte, ci potevi litigare per ore, fino a fargli cambiare idea, o a cambiarla noi, ma il confronto era sempre leale e acceso. Ricordo con un sorriso anche gli scherzi che , noi giovani della Città delle Donne, facevamo al Sindaco BULL, facendogli spesso perdere la pazienza. Ricordo un giorno che, partiti in missione per Montecatini, dove si voleva organizzare una copia della nostra Città delle Donne, gli facemmo credere di essere stati portati in caserma dai carabinieri di quella città, perché avevamo litigato con Serena Dandini, organizzatrice dell’evento. Ricordo le sue urla al telefono, mentre ci insultava, e ci diceva che non sarebbe intervenuto, non ci avrebbe aiutati ad uscire da quel guaio, perchè eravamo degli imbecilli incapaci e irresponsabili, e noi che ridevamo dietro la cornetta, e quanto ne ridemmo insieme a lui.

Giovanni era anche questo, il sorriso nascosto dietro il mascellone del bulldog, e le sue frasi ricorrenti (“facciamo citrato”, “io sono mercanzia reale”, “Varazze è una città, Cogoleto un paese”) si affacciano ogni tanto nelle nostre conversazioni, come frammenti colorati. Ricordo una trasmissione a TeleVarazze, e sono orgoglioso perché c’ero anch’io,invitato come presidente degli albergatori, e lui presentava il nuovo porto turistico, e ricordo di aver pensato che solo lui, dopo trent’anni, poteva farcela a realizzarlo. E per Varazze, tra mille polemiche e critiche, lui ha realizzato il porto turistico, il rifacimento del Lungomare Europa, le barriere soffolte. Una Varazze diversa, che finalmente ripartiva, che riprendeva il suo posto tra le località turistiche liguri. E ricordo le sue battaglie, portate avanti in ogni sede e davanti ad ogni autorità, con forza e prepotenza,  rigore e coerenza,  sempre per il bene di Varazze,  sempre per portare avanti la sua idea di città, di sviluppo, di progresso.

E poi un brutto ricordo. Tutte le critiche e le calunnie sul suo operato. E sentire dire che si era arricchito con il suo lavoro di Sindaco, mentre chi lo conosceva sapeva benissimo della sua vita onesta, modesta, della sua casa di sempre, nella Camminata. Io quella casa non l’ho mai vista, anche se, qualche sera, immersi in discussioni accanite, l’ho accompagnato fin sotto il portone. E metto la mano sul fuoco sull’onestà di Giovanni, e sul suo impegno per la città. Non ho dubbi e non ne ho mai avuto, conoscendolo e vedendolo al lavoro. Mi scuso con la sua famiglia se queste mie parole risultano confuse, inappropriate, fuori luogo.

So di essere l’ultima persona che doveva scriverle, la meno adatta, la meno opportuna. So di non essere un BUSSO BOY, purtroppo. E non posso neanche dire di essere stato un suo amico nel senso più profondo della parola ( e per lui le parole avevano un valore e un peso importante). Posso solo dire che sono orgoglioso di averlo conosciuto, di avergli parlato, di aver litigato con lui tante volte, di aver trascorso lunghe sere con lui in discussioni fitte e interessanti. Dal mio punto di vista, sicuramente criticabile e censurabile, Busso è stato l’ultimo vero Sindaco di Varazze. Ho sentito il bisogno di scrivere queste righe, perché penso che Varazze dimentica troppo presto chi lavora per la città, e ci spende impegno ed energie. Lo ripeto, io purtroppo non sono un BUSSO BOY, ma Varazze avrebbe un gran bisogno di BUSSO BOYS, ora, subito.

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