Se i metri cubi hanno le gambe.

Alcuni anni fa il neo assessore all’urbanistica espresse i criteri delle nuove politiche urbanistiche per la città di Varazze.
Si sarebbe privilegiato l’accorpamento degli indici ovvero dei metri cubi di costruito. Chi aveva ampi terreni, poteva “ragranellare” metri cubi tali da potere costruire una o più abitazioni. In alternativa poteva trasferirne anche di già esistenti.
L’idea ufficiale era quella di incoraggiare la costruzione in aree interne di nuovi edifici a tutela e presidio dell’entroterra, incoraggiando comunque il più possibile gli “accorpamenti”.
Ma si sa…il diavolo fa le pentole ma non i coperchi….
Infatti, una volta “titolari” dei metri cubi, si poteva scegliere liberamente dove posizionarli…..
Ovvio che nel limite del possibile, per ovvia legge di mercato, si è cercato il modo di costruire vicino al mare o in zone panoramiche sempre nei pressi della costa.
Il risultato finale è stato esattamente l’opposto delle intenzioni dichiarate.
Si assiste infatti in questi anni ad un ordinato fervore costruttivo nelle zone commercialmente più interessanti, con sostanziale abbandono dell’entroterra appesantito da crescenti e drammatiche difficoltà di collegamento.
Non sappiamo ad oggi se il “mitico” piano regolatore (chiamiamolo ancora così) dopo 7 anni sia in dirittura di arrivo e non sappiamo neppure se cambierà un’impostazione che nei fatti, sta creando pressione crescente nel centro città e depressione dell’entroterra.
Lo so, è un tema che non interessa quasi a nessuno se non agli addetti ai lavori eppure è tema decisivo. Per questo sarebbe giusto e secondo me doveroso, che qualcuno in Amministrazione chiarisse nel dettaglio le linee guida sulle quali si sta basando il lavoro dell’attuale Governo comunale in questo delicatissimo e preziosissimo settore.

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