Festival di Sanremo: quando il turismo a Varazze era un business tutto l’anno (anche a febbraio)

Il Festival di Sanremo era in tv e in tutti gli alberghi, hotel e pensioni di Varazze, risuonava la musica serale del programma tanto amato. Erano pensioni traboccanti di persone di una certa età che passavano 1, 2 o anche più mesi a “svernare” in attesa di più miti consigli per gli inverni padani che si facevano sentire. Un turismo tranquillo, timido che portava buoni e stabili benefici.

Difficile una stima ma ma almeno 2.000-3000 soggiornanti fissi nei mesi di pieno inverno dimoravano a Varazze godendo degli inverni miti della Riviera.

Era un business, silenzioso ma fruttuoso perché consentiva agli hotel di ammortizzare o rientrare delle fisse del personale anche nei mesi meno affollati. Le strutture spesso semplici ma famigliari permettevano costi ragionevoli. La cosa funzionava: molti posti di lavoro, lavoro anche dipendenti fisso. Si può stimare in 300-400 posti fissi nell’ospitalità anche d’inverno (e dunque famiglie, figli e tutta l’economia che i residenti attivi portano) e sicueramente alcune migliaia di posti di lavoro in piena estate.

Poi nel corso degli anni ’80 e ancor più negli anni ’90 le cose sono cambiate: sempre meno turismo invernale, pochi anziani in hotel; chi poteva cominciava ad alimentare il mercato immobiliare e chi non poteva se ne stava purtroppo a casa propria.

Il turismo del week-end ha preso sempre più sostanza: i turisti della singola giornata e quelli che optavano per l’acquisto del desiderato mono-bilocale per poter venire quando si voleva lasciando magari in estate l’uso ai figli più giovani. A questo fenomeno si aggiungerà poi aggiunto il boom degli affitti turistici degli appartamenti con un vero boom a partire dal 2010.

Ora anche con la diffusione di internet e degli smartphone che hann oavuto un’importanza non secondaria e con la scomparsa per motivi anagrafici degli anziani degli anni ’70 e ’80 si è creato un turismo “on timing” che si presenta ad esempio in base al meteo previsto.

I locali anch’essi si organizzano per quanto possibile in base alle app del meteo e del calendario delle festività in particolare primaverili ed estive con la pausa fisiologica di ottobre e novembre in cui si sta piuttosto con le dita incrociate per evitare piogge alluvionali oramai sempre più ricorrenti.

Ad alimentare il “nuovo” turismo che porta con sé un’occupazione precaria e decisamente stagionale e dunque professionalmente un pò raffazzonata, anche l’espansione incredibile delle seconde case legate alla conversione dei 100 e più hotel che erano attivi in passato.

Un turismo nuovo che si cerca di valutare, interpretare ma che alla fine comanda. Modificare l’offerta in base alla domanda: un tentativo quasi disperato per via dei cambiamente iuttosto rapidi della società, degli usi e dei costumi. Varazze oggi non è più una città turistica tecnicamente parlando.

Forse una riflessione andrebbe fatta e più approfondita. Forse una riflessione con agli amministratori di Finale Ligure che si sta muovendo con un certo successo potrebbe essere fatta. Ad imparare, copiare e costruire insieme c’è sempre tempo.

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