Autostrade liguri: l’assurdo senza fine tra cantieri eterni, disagi quotidiani e gallerie da Medioevo digitale

Le nefandezze del sistema autostradale ligure sono, purtroppo, ben note a chiunque viva o debba attraversare questa regione. Dal 2019, con la tragica eredità del crollo del Ponte Morandi, i tratti dell’A10 e dell’A26 sono entrati in un incubo fatto di manutenzioni straordinarie perenni, cantieri eterni e traffico paralizzato.

I lavori si svolgono con una logica sconcertante: solo nei giorni feriali e in orario d’ufficio, come se il disagio fosse un’attività amministrativa programmabile. Di notte o nei weekend, tutto magicamente si ferma. Il risultato? Nessun ligure prende più l’autostrada a cuor leggero: paghi un pedaggio altissimo e non sai se farai cinque chilometri in venti minuti o in tre ore.

Basta un camion ribaltato – evento ricorrente nelle solite curve pericolose – e la Liguria si spezza letteralmente in due. Con buona pace di chi deve lavorare, soccorrere, trasportare merci o semplicemente vivere.

Ma non è solo un problema di traffico o disorganizzazione. È un disastro a più livelli ovvero economico con danni a imprese, turismo e produttività, sanitario con ambulanze bloccate e accessi ospedalieri compromessi, ambientale con code infinite di mezzi fermi che inquinano e congestionano

Come se non bastasse, nel 2025 le gallerie liguri sono ancora prive di ripetitori per la telefonia mobile. In piena era digitale, in una delle regioni con la più alta densità di gallerie d’Europa, all’interno dei tunnel il cellulare non prende. Il che significa: nessuna chiamata

È inaccettabile e pericolosissimo. E lo è ancora di più considerando che Autostrade per l’Italia, società a controllo pubblico, incassa ogni anno oltre un miliardo di euro di utili grazie ai nostri pedaggi. Quei soldi, evidentemente, non bastano per installare dei ripetitori in galleria: una tecnologia banale, già ampiamente disponibile.

In Liguria, nel 2025, siamo ancora ostaggi della lentezza, del silenzio e dell’incuria. Dopo tutto quello che questa regione ha vissuto, dai ponti crollati ai cantieri infiniti, il minimo sarebbe pretendere infrastrutture sicure, moderne e funzionali. E invece, a ogni curva, a ogni tunnel, ci viene ricordato che qui, la normalità è diventata un lusso.

Be the first to comment

Leave a Reply

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*