Dove parte la “tolleranza”? E dove finisce?

Questo sono auto parcheggiate domenica e ancora lì dopo circa 24 ore. La domenica è consentito parcheggiare in questo tratto di Aurelia: le automobili infatti, pur essendo tecnicamente in divieto di sosta, sono “tollerate”. Non creano particolari problemi al traffico e dunque non sono sanzionate e la cosa di per sè avrebbe anche una sua base di buonsenso. Alcune auto rimangono tutta la domenica e oltre: anche in questo caso non sono multate perché altrimenti non si capirebbe come mai un giorno si e l’altro no.
E dunque sono lì, immobili, gratis.
Il dubbio arriva se, ad esempio, parcheggiassi lì il 12 novembre. Troveremmo la multa sul parabrezza?
Perché alla fine il problema è di fondo.
Uno dei fondamenti costituzionali della Pubblica Amministrazione è l’imparzialità.
Le norme dell’amministrazione pubblica si applicano in modo uguale per tutti (certo in un Paese dove ci sono 15.000 leggi vigenti e circa 100.000 regolamenti, capirete che ci si “arrangia”…sic…)
Dunque, viene da chiedersi quali sono i principi e meglio le direttive che guidano tali scelte (di certo non sono imputabili al singolo agente della Polizia Locale).
Perché in una zona vietata il parcheggio è tollerato e in altre no, con conseguente multa?
Come capirete è una questione “minata”.
Ovvio che l’autista che ha parcheggiato in Via Bruzzone e multato si chiederà: “ma la altre 50 auto parcheggiate sull’Aurelia perché non sono state multate?” o meglio “se si tollera una serie di parcheggi perché non si tollera quelli in Via Bruzzone?”
Sono esempi, ma come detto, nascondono un problema che troverete NOIOSO ma che è al centro di ogni comportamento della P.A. nei confronti del cittadino.
Il concetto di TOLLERANZA o DISCREZIONALITA’ alias “vedo ma faccio finta di non vedere”, spesso aggiungo io per cercare un minimo di ragionevolezza nell’applicazione ferrea del codice o delle leggi o ancora delle circolari, è materia INFIDA.
Capirete che il problema della TOLLERANZA è un’area grigia che può avere una sua coerenza interna o può anche non averla e in questo caso comporterebbe comportamenti diversi in situazioni uguali.
La cosa ovviamente non vale solo per l’applicazione del codice stradale.
Vale per l’edilizia, per le sanzioni amministrative, per i regolamenti commerciali, ecc.
La domanda è: quanta TOLLERANZA c’è? E come viene applicata? Secondo quali criteri?
COME SI GARANTISCE L’IMPARZIALITA’?
Perché il vero problema, è che tu non puoi scrivere di NON vedere una cosa e chiudere “un’occhio” e se è così, ti affidi in realtà all’equità di una scelta personale di un dipendente pubblico o di un funzionario.
Certo, se hai saputo che sono stati tolleranti con il tuo vicino di casa, magari potrai invocare le stessa “tolleranza”.
Oppure potrai “pretendere” che nella non applicazione si seguano criteri equi e comunque criteri NON scritti da nessuna parte.
Capirete che una gestione di questo genere se diffusa trasforma una P.A. nella migliore delle ipotesi in un mercato dell’equità non scritta e nelle sue degenerazioni, e nelle sue degenerazioni nell’arbitrio.
Attenzione perché si può essere beneficiari della tolleranza ma anche “vittime” della stessa. E magari non lo saprete mai.
Quando si superano alcuni limiti, la P.A. perde alcuni elementi fondanti della propria costituzione.
Ecco perché il tema merita più attenzione.

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