Varazze concessioni spiagge: quale è davvero la situazione. Le iniziative di proroga comunale? Una mostruosità giuridica.

CONCESISONI DEMANIALI, stabilimenti balneari

Premessa: come forse qualcuno forse sa, sono favorevole ad una proroga decennale non ripetibile salvo gara, per gli stabilimenti famigliari storici o ancora meglio a gare che tutelino esclusivamente questa tipologia di struttura che non può essere defenestrata da un giorno all’altro (e non lo merita).

Essendomi occupato di diritto pubblico dell’economia (dunque di questi temi specifici) presso l’Università di Pisa qualcosa ho imparato sull’argomento.

  1. Le iniziative che alcuni Comuni in Italia stanno prendendo prorogando con provvedimenti di Giunta o addirittura dirigenziali i permessi di attività agli stabilimenti balneari non stanno in piedi giuridicamente da nessun punto di vista. Si può capire lo spirito che li anima ma detto tra noi, sono tecnicamente improponibili. Come ha già chiarito anche la Cassazione non solo sono atti tutti annullabili ma espongono con ogni evidenza a una robusta richiesta di danni erariali chi li firma sia da parte delle Stato sia da parte degli stessi gestori che potrebbero – interrompendo la propria attività magari in piena stagione – richiedere i danni proprio a coloro che hanon rilasciato una autorizzazione dimostratasi illegittima e nulla.
  2. Il tentativo del “giochino” dei 2/3 di costa libera disponibile per annullare gli effetti della Bolkenstein non sta in piedi. Lo ha già chiarito la comunità europea ed è una barriera destinata a crollare in tutte le sedi giurisdizionali. Si tratta di un’escamotage provvisorio che però il Governo avrebbe dovuto evitare di utilizzare perché non ci sono i presupposti per farlo valere in alcun modo. Ciò nonostante si provi ad autovincersi del contrario
  3. Il Governo ha una sola strada come già scritto da tanti ben più autorevoli esperti del campo: indire gare con ragionevole tutela di riserva (tanto quanto accettabile anche dalla EU) degli stabilimenti balneari famigliari a gestione pluriennale rivedendo al contempo per tutti i regimi di valutazione fiscale.
  4. Il punto 3 è l’unica strada percorribile ragionevolmente che darebbe certezze ai gestori e prospettive qualitative al sistema. Altre strade per quanto ve la raccontino – almeno dal punto di vista giuridico e normativo – non ce ne sono. Creerebbero invece solo “toppe” inutili, atte a prolunghere solo confusione e incertezza.

Così è. Piaccia o non piaccia (con tutte le motivazioni valide o meno delle varie parti). Se ci si fosse mossi in questa direzione con decisione negli anni passati invece di fare sceneggiate giuridico normative (e la cosa non ha avuto colore politico specifico) oggi saremmo per molti stabilimenti in un regime di certezze a medio lungo peiodo. Penso ai sindacati di categoria che spesso – non sempre – hanno perso tempo richiedendo costosissimi pareri legali onestamente dall’esito palesemente improbabili che sembravano scritti più per imbonire e rassenerare che per andare davvero al centro delle questioni.

La situazione ora è disastrosa ma ce la siamo anche cercata (come Italia). Si doveva trattare con la EU subito e bene tutelando davvero alcune particolarità tipiche dell’Italia ma senza arroccarsi nel classico “o tutto o nessuno” che costerà caro proprio ai più deboli ovvero ai gestori famigliari di stabilimenti dal fatturato spesso ben al di sotto del mezzo milione di euro.

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