
Il 15 giugno scorso Il Secolo XIX ha riportato il caso di Borgio Verezzi, dove il Comune ha perso un ricorso al TAR per essersi opposto alla trasformazione di un albergo in edificio residenziale. La decisione dei giudici si fonda su un principio normativo oggi consolidato a livello regionale: un hotel che non rispetta più i parametri strutturali moderni (come parcheggi, servizi, standard minimi) può rinunciare alla destinazione turistica e diventare un edificio a uso privato.
Nel caso di Borgio, dove gli alberghi si contano ormai sulle dita di una mano, la trasformazione ha un impatto ridotto sul tessuto urbano e sociale. Ma a Varazze, la situazione è completamente diversa.
Qui, un tempo, si contavano oltre 110 strutture alberghiere. Negli ultimi 25 anni, almeno 70-80 di queste sono state convertite in appartamenti di lusso, con prezzi che oggi oscillano tra gli 8.000 e i 10.000 euro al metro quadro. Si stima che questo processo abbia generato un business potenziale di mezzo miliardo di euro, andando a ridisegnare radicalmente il volto sociale e demografico della città.
Non si tratta solo di speculazione edilizia: è una trasformazione che ha portato un forte aumento della pressione antropica, una riduzione dell’offerta turistica classica e una sostituzione progressiva della popolazione residente con una presenza stagionale e frammentata.
Il vero punto è uno solo: mentre la normativa regionale ha un senso nei piccoli comuni, a Varazze risulta del tutto insufficiente a regolare un fenomeno così ampio e impattante. Le leggi regionali, generiche per definizione, non possono “calcolare” il caso Varazze, dove l’equilibrio fra residenza, turismo e servizi è stato da tempo compromesso.
Serviva – e serve tuttora – un piano urbanistico moderno, aggiornato, strutturato sulle specificità locali. Invece, da oltre 20 anni, Varazze è priva di uno strumento urbanistico adeguato, affidandosi di fatto alle sole norme regionali. Alcuni ex assessori all’urbanistica hanno definito il vecchio Piano Regolatore (oggi denominato formalmente Piano Urbanistico Comunale) come “vetusto” e inutile. Ma si sbagliavano.
Un piano regolatore, anche vecchio, può essere aggiornato e guidare le scelte. L’assenza totale di uno strumento adeguato ha lasciato campo libero a processi irreversibili. Oggi è forse tardi. Ma non è troppo tardi.
Se si vuole preservare ciò che resta del carattere turistico, identitario e residenziale di Varazze, serve un atto politico forte e lungimirante, che metta finalmente mano a un nuovo piano urbanistico. Non per frenare il cambiamento, ma per governarlo. Prima che sia tutto irreversibile.
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