Turismo 2.0

Il problema del turismo 2.0 in realtà non è nuovo. Ed è un problema specifico di Varazze, più che da ogni altra parte della Riviera. Varazze è un ibrido turistico da sempre: il primo posto dove il vacanziero domenicale proveniente dalla pianura può trovare sfogo e spiagge (per altro mica un posto poi così brutto…!). Ma anche  un luogo che fino agli anni ’60 è stato stazione turistica  di assoluto prestigio turistico, alla pari, in fatto di prestigio, con Sanremo o Alassio. Dunque, un posto di élite e un posto popolare e per chiunque. Un luogo che aspirava a un turismo ricco, di italiani e stranieri, e un luogo dove i gitanti domenicali di Genova Prà con panini (esempio a caso, non si offendano gli amici della bella Prà) e di Quarto Oggiaro in canotta e ciabatte arrivavano a macchinate. il tutto conviveva  in un miscuglio che aveva il sapore del “prendi tutto e fai cassa”. . Poi  i tempi sono cambiati, i ricchi sono diventati più attenti alla qualità turistica e chi ha pochi soldi cerca di spenderne il meno possibile e magari mettere i soldi nel salvadanaio per una crociera a basso costo. La crisi d’identità si è fatta sentire anche se non solo per Varazze. La crisi si è concretizzata con il crollo verticale degli alberghi presenti, dimezzati in 20 anni.  Poi il boom del turismo che io chiamo “turismo 2.0”, quello che consuma in giornata e rientra. Non è turismo per forza scadente, ma è un turismo diverso e o lo sai governare o lo subisci. In questi due anni, l’economia del “turismo 2.0” come, ad esempio, pizzerie, focaccerie, bagni marini, negozi, chioschi ecc ecc. sono andati piuttosto bene, con buone entrare almeno per i gestori  più capaci e “svegli”. Meno invece, i pernotti alberghieri ed extralberghieri che non hanno capitalizzato il boom del turismo nazionale a seguito delle crisi politiche internazionali.

Sul turismo 2.0, occorre però prendere alcune decisioni. Non è in assoluta antitesi con il turismo alberghiero. Ma lo potrebbe essere. Anzi, i due movimenti turistici, potrebbero essere in contrasto uno con l’altro, se non si provano strade innovative.

 

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