Ieri è stato reso noto che un richiedente asilo politico nigeriano che si era visto sospendere lo status di “in attesa di asilo politico” dal Comune di Pietra Ligure prima e dal Ministero dell’Interno poi, in quanto esercitava attività di accattonaggio, ha vinto la causa legale. Il Ministero degli Interni dovrà pagare i costi della causa per 1000 euro circa. Nella sostanza il TAR ha sostenuto che bisogna valutare di caso in caso e dunque non essendo stato fatto, la decisione del Comune di Pietra e del Ministero erano illegittime.
A nostro parere occorrebbe valutare più seriamente, se una persona accolta decentemente che usufruisce dei servizi sanitari al pari dei cittadini, che usufruisce di vitto, alloggio, assistenza medica, possibilità di fare corsi di lingua e di formazione, diritto a non prestare alcuna attività lavorativa, il tutto senza sapere ancora se è o meno un rifugiato politico, e che decida di esercitare accattonaggio, possa davvero essere valutato come coerente con il proprio status. A questo si aggiunge la possiiblità di viaggiare su alcuni mezzi pubblici locali gratis,un piccolo rimborso spese e un rimborso telefonico.
Ecco, intanto bisognerebbe capire se è possessore di un telefono cellulare, ad esempio. Il TAR lo ha chiesto? E’ da immaginare che la risposta sia positiva. Ha allora un senso che una persona che non ha oggettivi problemi di sussitenza, possa essere libero di esercitare accattonaggio comunque e ovunque? Anche qui secondo me no. L’attività di accottanaggio in questo caso, si prefigura come “completamento” di un reddito assicurato sotto forma di beni e servizi concessi i nattesa che si sappia se ne può davvero usufruire.
E’ proprio la mancanza di buonsenso che rischia di creare danni alle attività di accoglienza perchè le persone sanno valutare anche gli eccessi, e questa scelta del TAR appare onestamente come del tutto insensata. Certo non è una cosa grave; tuttavia sono proprio queste valutazioni ipergarantiste, al di là del buon senso comune, che fanno scattare purtroppo reazioni negative e di discredito rispetto alle attività organizzate di accoglienza degli immigrati.
A Varazze ieri ad esempio, l’attività di accatotnaggio era asfissiante. In via Campana, nel centro storico, ogni 20 metri vi era un esercente attività di accattonaggio. Per altro sono le stesse persone, negli stessi posti con una “regolamentazione” che lascia pensare. Di certo, ogni circa 30 secondi si venita sollecitati. Non era oggettivamente percorribile in quel momento senza che si perdesse un pò la pazienza. In più vi erano un paio di banchetti per la raccolta firma “contro la droga”.
Di certo per ora, in attesa del Consiglio di Stato, in Italia, Paese spesso dle bengodi o comunque del buonismo a prescindere, i richiedenti asilo politico possono esercitare liberamente, seppure siano sussidiati dallo Stato italiano, l’attività di accattonaggio.
Con celulare o senza cellulare….senza che la cosa per ora abbia una minima importanza.
Un pò di buon senso no…eh?
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