Dove eravamo rimasti?

Eccoci qui. Dopo in giro di un mese in altre parti del mondo, il blog di Varazze torna al completo con nuove riflessioni e spunti interessanti. Ma prima il ringraziamento va all’altro conduttore di questo blog, l’amico fraterno Giovanni che è ottimo osservatore dei fatti sociali e politici e che ha condotto in queste settimane il blog varazzino n°1 per lettori.
Vi voglio però prima raccontare il mio benvenuto “italico” di un Paese che nella aree più dinamiche del pianeta è poco più oramai che un’icona per un viaggio o per il mangiare bene. Aeroporto di Hong Kong. Tutti i voli in giro per il mondo si prendono allo stesso modo: ci si mette in fila ordinata e si aspetta il proprio turno. Prima business e poi economy. Normale. No stress, no problemi. Chiamata del volo per Milano e imbarco. Mi metto in fila insieme a 300 asiatici perfettamente allineati e nell’ordine assisto a scene pietose con un gruppo di 60enni con mogli al seguito, che vista la fila si mettono all’inizio della stessa anzichè in fondo e all’amico con sneso del pudore che fa notare che ci sono 200 persone, il capo branco fa capire che gli imbecilli non sono loro ma “quelli là” in fila come cretini. Nessuno per pietà dice nulla anche se tutti vedono e immagino arrivino a conclusioni scontate. Dopo pochi secondi tre vitelloni nostrani 35 enni, fanno finta sfinimento capire l’inglese e per tre volte cercano di entrare nell’accesso business con i biglietti dell’economy, respinti con grazia e disperazione dalla hostess che indica di mettersi in fondo alla coda dell’economy. Tutto sempre davanti a 300 persone allibiti. I tipi sghignazzanti alla fine si rassegnano soddisfatti di aver mostrato quanto sono svegli.
Hong Kong è una città con 8 milioni di abitanti, dove si vive in spazi piccolissimi. Nessuno mai tenterà di rubarvi qualcosa, passarvi davanti, imbrogliarvi. Ecco, arrivare all’imbarco per l’Italia è assistere a cose del genere, ti fa provare due cose: un po’ di vergogna e la certezza che questo Paese difficilmente può andare da qualche parte perché fondamentalmente è in preda agli “italians” (così ci chiamano ridendo all’estero) ovvero gente che pensa scientificamente di essere più furba degli altri ed è convinta che fregare sia la via buon vivere.
Peccato che solo andando in giro ti rendi conto quanto gli italiani in Italia siano sempre più poveri rispetto a un mondo che va avanti.
Temo che  i 1000 varazzini residenti all’estero lo abbiamo capito da tempito da tempo.

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